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• 02/09/2020 - 15:37

L’autostima è la percezione che ognuno ha del proprio valore.

È il confronto tra ciò che vorremmo essere e ciò che sentiamo di essere. Se la distanza non è eccessiva è più facile guardare a sé stessi con un senso di benessere e soddisfazione, se la differenza percepita è forte più facilmente proveremo sentimenti negativi nei nostri confronti.
Sicché il concetto di autostima ha una forte denotazione valutativa: “io mi valuto in un certo modo” sulla base di confronti. Continuamente noi ci osserviamo, ci valutiamo, e tutto ciò è naturale, la conoscenza avviene per confronto. Possiamo esserne a volte consapevoli, altre volte no ma continuamente misuriamo la distanza tra ideale e reale. Va inoltre ricordato che la stima di sé non è una questione strettamente privata (tra sé e sé) essa si basa anche sui confronti che l’individuo fa tra sé e l’ambiente nel quale vive. Essa ha inoltre un’importante componente relazionale: come le persone significative (specialmente in tenera età mo non solo) mi valutano e si comportano con me contribuisce a costruire "l’idea che mi faccio di me". Questa autovalutazione ha un forte peso sui sentimenti verso sé stessi, sul modo di porsi di fronte agli altri, sul modo di affrontare la vita e le sue sfide, di entrare in relazione, di confidare nelle proprie capacità di scegliere, di provare e magari riuscire.

Quello che più frequentemente si incontra nello studio di uno psicologo è il “polo negativo” dell’autostima, e non a caso. Se si crede di non essere “abbastanza” (bravo, capace, coraggioso) si tende più facilmente a rinunciare ai propri obiettivi, a non tentare nuove strade, a non fare nuove esperienze.

In altri casi al contrario, come per compensare il proprio senso di incapacità, si diventa può diventare perfezionisti e si pretende pretendere da sé stessi più di quanto sarebbe auspicabile chiedere.

Vi è in ogni caso un’alta probabilità di provare emozioni come ansia, vergogna, colpa, tristezza.

Si possono creare dei circoli viziosi come:

Ho una visione di me come di una persona di poco valore e con scarse capacità 

=> devo affrontare un compito, una sfida, una situazione nuova 

=> provo molta ansia perché mi aspetto di non essere all’altezza + non sono motivato ad impegnarmi (tanto mi aspetto di non riuscire!) 

=> ottengo risultati mediocri, ho un insuccesso 

ancora di più mi convinco di avere poco valore e scarse capacità.

La buona notizia: l’autostima non è qualcosa di statico.

Sebbene si costruisca nel tempo, a partire dalla più tenera età, essa non è qualcosa di stabile ed immodificabile. Molti fattori la determinano e molti fattori possono influenzarla nel corso della vita.
Piccoli passi per guardarsi con occhio meno severo:

•  anzitutto accorgersi che ci si sta guardando con occhio particolarmente severo (già prenderne coscienza è un primo fondamentale passo)
• darsi obiettivi consoni con i propri desideri e valori che siano realistici (sfide troppo facili non ci migliorano ma troppo inarrivabili ci assicurano frustrazioni)
• sapersi perdonare per non essere (sempre o quasi mai) ciò che si vorrebbe essere
• saper distinguere l’errore (o il fallimento) dall’autore. Io non sono il mio errore, come non sono il mio obiettivo, che lo consegua o no.
• prendere le distanze dall’autorimprovero (anche dal rimprovero da parte di altri) relativizzando: “sei incapace sei sciocco non ce la farai mai” sono parole che ci diciamo non “la realtà”. Esse diventano influenti se diamo loro troppo peso, se - come per un automatismo - non proviamo a reagire diversamente. Quando le parole sono troppo feroci, impariamo a prenderle per quello che sono: parole. E ricordiamoci che le parole volano.